
La maggior parte delle persone trascorre gran parte del proprio tempo presso il luogo di lavoro, ecco perché un elemento chiave per il benessere dei dipendenti è lo sviluppo di un gruppo che riesca ad operare serenamente garantendo, quale conseguenza, la prosperità aziendale.
Per salvaguardare il clima di lavoro intervengono diverse varianti e caratteristiche personali che possiamo raggruppare in due distinte classi:
Classe A: fondata su atteggiamenti e abitudini lavorative da mantenere nel tempo tra cui la disponibilità reciproca, la positività, l’educazione e il rispetto personale e dei ruoli aziendali, le mansioni e le prassi aziendali;
Classe B: sfrutta le soft skill di cui ogni dipendente è maggiormente dotato per rafforzare il gruppo nel suo complesso.
Alla base di tutto ciò vi è, però, la capacità di ognuno di mantenere un buon rapporto con i propri colleghi e superiori, è proprio questo il punto nevralgico su cui è bene concentrarsi e sui cui intervenire per evitare che si creino conflitti all’interno delle dinamiche aziendali.
Orientare il gruppo in tale direzione è certamente una sfida, perché comporta la capacità del leader di intercettare i tratti salienti, del carattere di ogni persona; tuttavia, per riuscire in questa impresa, è possibile classificare atteggiamenti e le relative modalità di intervento.
Tra questi vi sono:
Persone silenziose: hanno bisogno di essere coinvolte nel gruppo attraverso, ad esempio, domande specifiche su tematiche conosciute;
Persone chiacchierone: devono essere contenute nei discorsi attraverso domande specifiche e mirate che non danno modo di esulare dall’argomento del confronto;
Persone “astratte”: caratterizzate da abilità nell’astrarre qualunque ragionamento devono essere talvolta guidati chiedendo loro di fare esempi concreti e riassumendo in pochi punti il centro del loro punto di vista;
Persone egocentriche: hanno bisogno di essere al centro dell’attenzione e pertanto interrompono spesso i colleghi sovrapponendosi ed esprimendo, talvolta, concetti già condivisi rischiando di infastidire il gruppo, ecco perché è bene arginare i loro comportamenti limitando i tempi di intervento e, se necessario, far loro presente la problematica in sede privata;
Persone conflittuali: sono coloro che tendono a contrastare e ad opporsi a qualunque proposta avanzata; bisogna però distinguere due tipologie di conflittuali, i primi hanno un impatto positivo perché intervengono sui contenuti in buona fede proponendo soluzioni alternative; mentre i secondi negativo perché sono ostativi a prescindere dal contenuto. Sono quest’ultimi i più rischiosi per il gruppo perché possono creare fastidi e malumori, ecco perché è bene che qualora ciò si verificasse il leader consenta agli altri membri di esprimere il proprio disappunto arginando però il malcontento in modo da non sviluppare situazioni di conflitto.
Ma cosa può fare un’azienda nel caso in cui vi siano dei conflitti nei gruppi di lavoro? Le soluzioni possono essere due:
Prevenire i conflitti attraverso l’analisi di tutti gli aspetti che potrebbero comportare dei malesseri all’interno dell’azienda, andando di conseguenza ad attuare quanto in potere alla leadership;
Gestione dei conflitti finalizzata a sanare situazioni di conflitto già in corso attraverso l’analisi delle sue cause in modo da individuare eventi sentinella da riconoscere, ed evitare o prevenire, in futuro. Successivamente si attuerà quanto necessario per trovare la soluzione più adatta valutando pro e contro. In questo secondo caso il conflitto viene vissuto come propedeutico per il benessere futuro, crea la consapevolezza e la conoscenza sia del problema che della soluzione.
Vi sono, tuttavia, dei casi di conflitto latente, non manifestato che creano, all’interno del gruppo, un eco più forte perché viene meno l’elemento essenziale del benessere comune: la comunicazione. L’assenza di dialogo determina comportamenti negativi, quali ad esempio: minore disponibilità e scarso impegno sul lavoro; riduzione della produttività e della collaborazione, ecc., che a lungo termine che impattano sulla coesione e cooperazione del gruppo.
Riuscire ad intercettare questi segnali, interpretarli ed arginarli rappresenta per le imprese la miglior strategia attuabile per garantire la coesione e il benessere del gruppo, che va da sé, sarà più efficace, produttivo e fidelizzato grazie alla serenità che la leadership è in grado di garantire.
“C’è davvero poco successo là dove mancano le risate”. A.C.
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